In quel Real Madrid giocavano le Napoleon du football Kopa, la saeta rubia Di Stefano, la freccia nera Gento. Da far tremare i polsi, solo a sentirli nominare. Ma Cesare Maldini, Nils Liedholm e Juan Alberto Schiaffino si erano tirati su le maniche. Nella finale di coppa dei Campioni del 28 maggio 1958, non avevano voglia di partire battuti contro i miti del Real Madrid. Era la prima volta che il Milan giocava una Coppa dei Campioni e la voleva giocare davvero, tanto che dopo 78 minuti di gioco i rossoneri erano in vantaggio 2-1. Un grande risultato, anche se parziale.
Poi il pareggio di Rial e il 3-2 ai supplementari di Gento. Milan a testa alta, titolavano i quotidiani del giorno dopo, anche se all'epoca faceva più notizia la vittoria di Gastone Nencini in una tappa importante del Giro d'Italia. Era un altro calcio. Allo stadio Heysel non c'erano le reti di protezione, fra pubblico e campo. Alle spalle dello stadio c'era l'Atomium, un monumento, una costruzione in acciaio che rappresenta i 9 atomi di una cella unitaria di un cristallo di ferro: un riferimento alle scienze e agli usi dell'atomo, temi importanti per il pieno sviluppo dell'epoca.
La finale di Coppa dei Campioni del 1958 si giocava a Bruxelles, nell'ambito delle iniziative per l'Expo del 1958, la prima esposizione universale allestita dopo la Seconda guerra mondiale. Proprio a Bruxelles. Da cui il Milan è ripartito verso Milano, il giorno dopo la finale. Sono 880 i chilometri che separano la capitale belga dalla metropoli milanese. Vale la pena ripeterlo, non era il calcio di oggi. Cesare Maldini, un simbolo assoluto di quel Milan, era arrivato in rossonero quattro anni prima, nel 1954. Non lo aspettava certo, nell'immediato dopoguerra italiano, la villa lussuosa messa a disposizione dalla società. Cesarone aveva affittato una stanza al suo arrivo a Milano da Trieste, in un appartamento di viale Monza di proprietà di una gentile e anziana signora milanese.
Non bisogna stupirsi dunque se, nel 1958, dopo una finale europea contro Alfredo Di Stefano c'era il problema di pagare i biglietti del treno da Bruxelles a Milano per il viaggio di ritorno. Quando mancavano ancora 600 chilometri a Milano, la squadra rossonera scese a Metz, all'epoca centro nevralgico della Lorena, oggi divenuta regione della Mosella, poche decine di chilometri dopo il confine con il Lussemburgo. L'ingaggio garantito dal Metz per l'amichevole con i vicecampioni d'Europa copriva tutte le spese e forse rimase anche qualcosa per la società.
Cinque a zero per il Milan, con Giancarlo Pantera Danova fra i migliori anche contro i francesi: doppietta e assist per un gol di Cucchiaroni. In quell'amichevole Cesare Maldini si fratturò lo zigomo, dopo un contrasto aereo con il centravanti avversario, il 24enne Gerard Moresco, nato a Cannes, al suo debutto nel Metz. Del resto quando si è uomo-Milan nell'anima, si mette la testa anche in amichevole. Che calcio, quel calcio. Unico e insostituibile.
di Mauro Suma