Alla prima giornata di campionato contro il Lecce, Zlatan Ibrahimović era sbarcato da poche ora all’aeroporto dei voli privati dell’ATA di Linate, ma voleva già giocare. È stata dura spiegarli tutto: transfer, regolamento, etc. Lui però taglia corto e nell’intervallo di una gara che vedeva già ampiamente in vantaggio i rossoneri, prende il microfono e parla alla Curva: “Ascolta io sono venuto qui per vincere”. Cosa che, puntualmente, trattandosi di Ibra, accade. La squadra ha trovato la quadra a novembre, a Bari, quando i rossoneri vincono 3-2 e Allegri abbandona definitivamente il 4-3-3 di inizio stagione in favore di un 4-3-1-2 che prevede tre mediani di copertura in appoggio a un unico trequartista alle spalle del tandem Ibrahimović-Robinho.
La vittoria per 3-1 in casa col Palermo sancisce il primato dei rossoneri già a novembre all'undicesima giornata, primato che non sarà più abbandonato. Il mercato di gennaio regala Urby Emanuelson, Mark van Bommel, Nicola Legrottaglie e Antonio Cassano. Nonostante i nuovi nomi tra febbraio e marzo, il Milan ottiene risultati altalenanti, ma i rossoneri vincono per 3-0 entrambi gli scontri diretti a San Siro: sia quello contro il Napoli, sia il Derby Scudetto contro l’Inter di Leonardo. La partita decisiva è datata 8 maggio, ovvero la terzultima giornata in cui al Milan basta un punto per conquistare il tricolore. Allo Stadio Olimpico per il match contro la Roma scendono in campo Abbiati, Abate, Nesta, Thiago Silva, Zambrotta, van Bommel, Gattuso, Seedorf, Boateng, Ibrahimović e Robinho. Risultato 0-0, il Milan è aritmeticamente Campione d'Italia con due giornate di anticipo, per la diciottesima volta nella sua storia.