Le braccia e la Champions League. Quando le usi in un momento di gioia, sei a buon punto: stai alzando il trofeo. Ma prima di arrivare alla Finale e al momento del brivido, ce n'è di strada da fare... È stato così soprattutto nel 2002-2003 quando, prima di arrivare a sfidare la Juventus a Manchester, il Milan ha dovuto giocare ben diciotto partite.
La terza di queste gare, la prima della Fase a Gruppi dopo le due del turno preliminare, ha visto i rossoneri tornare in campo a San Siro il 18 settembre 2002, nella Champions League vera e propria, contro il Lens, un anno e mezzo dopo l'eliminazione subita dal Deportivo La Coruña. Dopo il secondo gol milanista, ecco le braccia in funzione. Quelle di Rino Gattuso, che ha arpionato la bandierina del calcio d'angolo per una mitica esultanza rivolta ai tifosi.
Che un portiere usi le braccia è invece decisamente più normale. Ma un anno dopo la bandierina di Rino, Nelson Dida, attuale preparatore dei portieri della Prima squadra, si è davvero superato in quella notte europea del 16 settembre 2003. Nella prima partita di Champions League disputata dal Milan dopo la Finale di Manchester, i rossoneri erano in vantaggio. Ma minimo, 1-0. E il tiro di van der Vaart, nei minuti finali, era ravvicinato e angolato.
Pareggio dell'Ajax? Questo è tutto da vedere, deve aver sussurrato a se stesso il brasiliano mentre si tuffava. Più che una parata, è stata un'estensione del braccio unica nel suo genere. Il braccio di Nelson sembrava una sbarra, un pezzo di legno. Niente da fare Ajax, grande parata e vittoria Milan.
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