Il Milan ha abituato tifosi e media a una filastrocca. Quella difensiva: Calabria, Kjær, Tomori, Hernández. Con il massimo del rispetto e con tutte le possibilità di inserirsi nella linea dei titolari per tutti gli altri esterni e centrali delle difesa rossonera, il quartetto composto dal nazionale azzurro, dal capitano della nazionale danese, dal campione inglese e dal neo-nazionale francese è la base di partenza delle formazioni rossonere.
Ma di nessuno di loro c'era traccia nello starting eleven di Milan-Venezia a San Siro. Piccoli acciacchi e partite ravvicinate con annesse esigenze di turnover: per questo Stefano Pioli ha attinto a piene mani dal resto della rosa.
Proprio contro il Venezia, la difesa non ha subito gol, ha tenuto bene il campo e ha dato una mano anche alla fase offensiva della squadra. Pierre Kalulu, in campo al posto di Calabria, ha chiuso dietro e spinto in avanti a tutta fascia. Alessio Romagnoli, capitano rossonero già in campo contro Lazio e Juventus, ha spesso impostato l'azione nella metà campo avversaria.
Matteo Gabbia ha fatto buoni cambi di gioco e gestito gli spunti e i duelli con il giovane attaccante veneziano Forte. Sul fronte sinistro Fode Ballo-Touré, schierato al posto di Hernández, ha esordito in modo diligente e tatticamente applicato. Vale per la difesa come per il resto della rosa: c'è il gruppo, c'è il Milan.
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